lunedì 22 giugno 2015

Il mio Cammino di Santiago (8)

27 ottobre

Nella bruma e sotto alla pioggia fredda del mattino parto da solo e, come ogni giorno, canto il “Padre Nostro” con le parole francesi. Lo canto con le melodie più diverse, alcune le invento io, altre si ispirano alle liturgie ortodosse che ho potuto ascoltare a Saint Michel du Var. È un canto dolce, quello che esce e mi riscalda… Poi sorgono spontanee anche altre preghiere con rime melodiose. E per concludere, il norito purificatorio, vigoroso e allegro.
È arrivato davvero il freddo che tutti attendevamo e oggi la pioggia e il cielo grigio non mi hanno certo aiutato. Mi sono perso non una ma due volte! Chiuso in me e nei miei pensieri, sotto la pioggia battente e avvolto nel mio mantello impermeabile blu, non ho visto frecce né cartelli. Ho preso un sentiero sulla sinistra invece di continuare diritto e in breve tempo mi sono ritrovato fuori strada di molto! Ho allora tagliato per campi complicandomi la vita. Ho finito quindi per accettare molto volentieri un passaggio di un cacciatore che mi parlava di come stanno aspettando le oche migratrici… Quelle fanno migliaia di km nel vento, volando con sforzi estremi contro tutte le intemperie per farsi poi abbattere da un solo colpo di fucile. Ora che cammino, ho un acuto senso delle distanze che si percorrono quando si fa affidamento unicamente ai propri mezzi. Niente ruote né motori: per noi sono le gambe e i piedi a portarci, per gli uccelli le ali. Provo un senso di fratellanza e di vicinanza… E non approvo il cacciatore che solo attende e preme il grilletto. L’auto mi ha soltanto riavvicinato al cammino e ad un bivio ho esitato e mi  sono perso nuovamente. Non è solo la mancanza di frecce gialle che ti fa capire di essere fuori strada. Giunto in un villaggio vedi tante persone che ti guardano in maniera strana e capisci che non vedono spesso pellegrini di passaggio. Anche gli animali sono sul chi vive e i cani fanno la guardia sospettosi.
Il villaggio in cui sono passato si è dimostrato particolarmente inospitale e aggressivo. Nessuno mi aiutava a ritrovare il cammino e ho rischiato davvero di incappare in un incidente che avrebbe avuto conseguenze disastrose. Mi hanno salvato prontezza e istinto. Un rumore furtivo di passi veloci mi ha fatto girare di scatto, pochi secondi in più e sarebbe stato troppo tardi. Mi sono trovato di fronte alle fauci spalancate e ai denti affilati di un enorme cane lupo che puntava diretto ai miei polpacci. Il vigliacco mi aveva lasciato passare per assaltarmi di nascosto alle spalle e azzannarmi. Batto risolutamente il bastone sul suolo e lo blocco con un grido acuto che mi viene dal ventre. Lui parte improvvisamente in ritirata, spaventato. Ci è mancato davvero poco…
Nello stesso paese ho incontrato altri due cani aggressivi, proprio come gli abitanti, muti e scontrosi.
Che differenza con Grañon che a pochi km di distanza era stato così accogliente! Ieri in quel paese ospitale un gattino rosso mi ha seguito dappertutto e anche stamattina è corso a salutarmi miagolando mentre partivo e faceva ancora buio.
Solo camminando si possono percepire in modo così tangibile delle differenze così marcate che contraddistinguono villaggi diversi. Solo entrando in un paese lentamente e ad un ritmo umano – il ritmo dei passi - se ne può cogliere l’atmosfera che vi regna. Non avrei mai pensato che due paesi limitrofi potessero risultare così diversi. Se li avessi attraversati in auto non avrei colto alcuna differenza.

Di sera faccio il calcolo. Credo di aver percorso circa i miei primi 500 km… Sono tanti, sono pochi? A piedi, due villaggi che distano 20 km l’uno dall’altro si trovano ad una giornata di distanza… 500 km sono un’infinità, un giro del mondo… E siamo solo a metà.
28 ottobre

Da Tosantos a Altapuerca

“Peregrino, cosa te llama ¿”
Come dimenticare il cammino di oggi, su e giù per le colline nel vento possente?
Tanto possente da spostarmi, da spingermi indietro, da farmi traballare.
Ogni tanto si sale e si cammina in altopiano, in cima al mondo.
Nuvole, sole e aria gelida del primo inverno.
All’improvviso passano loro, venti, trenta o forse quaranta?
Sono anatre o quali altri uccelli migratori?
Il loro passaggio è così intenso, quello che smuovono nel mio cuore è così forte,
che piango e piango tanto.
Le lacrime che se ne vanno portate via dal vento bagnano le mie guance e il collo.
L’aria gelida le accarezza.
Uccelli migratori che con tanta tenacia andate verso l’ovest e il sud-ovest,
siete come me, come noi pellegrini che andiamo tutti insieme verso una meta lontana.
Quanto mi impressiona e commuove il vostro volo!
E il vento che vi sposta, vi ribalta, vi manda a destra e a sinistra o quasi indietro…
Ma che non vi ferma o scoraggia, è la natura che si esprime così.
Voi imperterriti continuate bruciando tutte le vostre energie,
Ultreia, oltre… gyate gyate hara soo gyate…
oltre all’infinito, senza calcolo e senza limiti
chiamati da una voce interiore,
aspirati da un respiro universale,
siete uno e siete natura,
e io sono con voi, senza distinzione, per questo piango…



                                Ecco come si presentava oggi il cammino sotto ai miei piedi: che splendore!


ƒm

Ieri, serata italiana a Tosantos, doveva arrivare prima o poi… Ritrovo Andrea e Alessandro, conosciuti a Grañon e da bravi italiani “con la chitarra in mano” cantiamo a perdifiato tutte le canzoni classiche del nostro repertorio. Così si aggiungono a noi tanti altri e con le voci si muovono tante energie. Così parole e canzoni mi hanno riportato indietro di molti anni ed è stato bello.

ƒm

Questa è l’ultima pagina del mio primo quaderno, non è un caso perché sta per cominciare il mio deserto. Già lo so e lo attendo con ansia. Arriva la tratta che va da Burgos a Léon, quella più temuta dai pellegrini perché solitaria, tanto lunga da sembrare infinita, vuota. È qui che si può misurare la propria forza interiore e la propria decisione. Molti decidono che è meglio prendere l’autobus e fanno a meno di questa prova. Io sono qui per questo…
Camminerò da solo? Rimarrò in silenzio? Vedremo…
Tuttavia dopo gli ultimi giorni in cui ho vissuto forte il gruppo, la condivisione e l’amicizia ora so che sta per cominciare una nuova fase del mio cammino.
Arriva la Meseta, quella vera e temuta, e io sono pronto. Stanno cominciando anche le difficoltà fisiche ma non mi preoccupano.
Nuove pagine bianche di un nuovo quadernetto attendono di esser riempite.