Il
mio Cammino di Santiago
infiniti
passi necessari
(
ottobre-novembre 2004 )
Testi
e fotografie
di
Giovanni Frova
Premessa
Mi è capitato, poco tempo fa, di
riprendere in mano i due piccoli quadernetti, uno blu e uno rosso, in cui
durante i 45 giorni del mio cammino, avevo annotato il mio vissuto e i miei
incontri di questo straordinario periodo che sempre rimarrà impresso nella mia
memoria.
Certo, non ero riuscito a scrivere
di ogni impressione o emozione vissuta ma… nemmeno ne avevo l’intenzione! Volevo
soltanto lasciare qualche traccia scritta di questo mio percorso interiore e di
questi passi sulle terre di Francia e di Spagna, qualcosa che un giorno lontano
forse mi farà piacere rileggere e ricordare. E così, tra le mille cose
dimenticate, o non raccontate, ne rimarrà almeno qualcuna che forse il tempo
non cancellerà o che cancellerà solo più tardi. Qualcuna che mi farebbe anche
piacere condividere con amici, persone vicine e, perché no, con i compagni di
cammino, peregrinos,
passati, presenti o futuri. Ho deciso allora di dedicare un po’ di tempo alla
trascrizione in formato elettronico degli scritti di allora e, anche questa
volta, come spesso accade per le trascrizioni fatte a distanza di tempo, il
lavoro è stato piuttosto lungo e ha richiesto pazienza e riflessione.
Oggi, sei anni dopo, mi riconosco
nella sostanza di quello che ho scritto e sono sempre lo stesso Giovanni di
allora (che sente peraltro ciclicamente risalire in sé il desiderio di
rilanciarsi nuovamente in una simile avventura). Se però dovessi riscrivere
daccapo tutto quanto userei parole diverse, il che vale a dire che se dovessi
intraprendere il cammino ora avrei nuovi slanci, nuovi stimoli, nuovi bisogni e
anche nuove figure di riferimento, in terra come in cielo… Sono cambiato e sono
cresciuto, come è normale e giusto che sia, forse sono diventato un uomo più
maturo, chissà…
Detto questo, non esito nemmeno un
istante a individuare nel Cammino di Santiago uno dei momenti fondamentali
della mia crescita in quanto uomo. Un passaggio necessario, a lungo atteso e
finalmente compiuto. Ecco perché, pur non riconoscendomi ora in tutto quello
che scrissi allora, o rileggendolo con occhi diversi, ho deciso di trascriverlo
pari pari per non alterarne la forma e la qualità. Questo testo non ha perciò
alcuna pretesa letteraria - se mai avesse potuto averne – ma nella disparità di
stili di scrittura, di ritmo, di intenti, riflette bene gli umori alterni, gli
stati d’animo e gli entusiasmi di una persona che come me aveva deciso di
affrontare un’esperienza di questa portata con un sincero desiderio di apertura
e di scoperta. Tuttavia, nella mancanza di una struttura unitaria e nelle forme
troppo diverse sta anche la parte debole dello scritto ma voglio lasciare al
lettore il giudizio se sia effettivamente così. Per quanto mi riguarda, so che
un filo sotterraneo collega e da un senso a tutte queste pagine scritte: non
voglio però fare ora un lavoro a posteriori per renderlo più manifesto ed
esplicito ma lascio a chi legge, se lo desidera, il compito di
individuarlo.
Con un cuore vuoto e poche idee in
testa ho affidato ai miei piedi il compito di portarmi lontano, un po’ oltre rispetto ai limiti dell’orizzonte
conosciuto fino ad allora. Ci sono riusciti, senza nemmeno eccessivi sforzi, e
sono loro grato almeno quanto sono orgoglioso di me stesso per aver portato a
termine questo viaggio in cui le difficoltà da superare non sono certo mancate.
Ancora oggi provo un senso di fierezza.
Sì, fierezza è forse un termine più
appropriato di orgoglio: il cammino è stato il mio primo passo verso la
riconquista di una fierezza inopinatamente perduta nei mesi e negli anni che lo
avevano preceduto. Ecco perché quando in seguito mi è capitato di dover
presentare il mio curriculum
vitae non ho
potuto evitare di segnare in bella evidenza: 2004, Cammino di Santiago!
Ho deciso di intraprendere il
cammino solo due settimane prima della partenza, sapendo di esso poco o niente:
la mia preparazione sotto tutti i punti di vista era certamente scarsa e
insufficiente…
Ma era il momento giusto!
Per questo so che è assolutamente
impossibile consigliare a qualcuno, ad un amico o ad una persona cara, di
intraprenderlo. Per qualche viaggio o spedizione lo si potrebbe forse fare -
anche se nutro qualche dubbio in proposito - ma non per questo particolare tipo
di cammino. Bisogna aspettare che il bisogno interiore si manifesti in tutta la
sua chiarezza e, a partire da quel momento, scompare ogni dubbio.
Quale bisogno? Quello che nasce e
germina in ciascuno di noi e che noi soli, senza nessun aiuto o suggestione
esterna, possiamo sentire.
Pazienza, prima o poi il momento
buono arriva per tutti, a condizione che lo si desideri fortemente. A noi sta
la libera decisione di coglierlo e assaporarlo oppure di non rispondere
all’invito.
Io, in quei giorni, avevo davvero
bisogno di ritrovare i miei piedi e di ridare fiducia alla loro saggezza. Mi
sono affidato a loro affinché mi portassero a destinazione!
Per ore e ore li ho osservati, un
passo dopo l’altro.
Avanzavano con sempre maggiore sicurezza
e man mano che ciò avveniva cresceva in me un profondo senso di calma e di
serenità semplice. Ancora oggi è così e quando le energie non scorrono, i
pensieri mi opprimono oppure ho l’impressione di perdere il mio centro, allora
cammino e in quei passi ritrovo il suono e il sapore di quegli altri infiniti
passi e l’eco lontana di un’Altra infinita Presenza…
Kyoto, 22 agosto 2010
3 ottobre
Ecco, sono semplicemente qui, al
punto di partenza.
La croce di Mas d’Azil, forte e di
legno, che guarda il villaggio dall’alto.
La croce che è caduta quando la
mamma è morta, nel settembre 1984, e che poco dopo è stata rimessa al suo
posto.
La croce che per tutto quest’anno mi
ha accompagnato e sostenuto.
Che mi ha invitato a mettermi in
piedi e a starci.
Stare dritto sulle mie gambe.
È l’obiettivo di questo mio viaggio
verso Santiago di Compostela di cui questa croce è il simbolo, la causa e il
fine.
Signore, Padre nostro, Dio che sei
nei cieli e nella terra, che sei in ogni essere vivente e in ogni cosa, che sei
luce e che sei amore, Signore io ti prego.
Ti prego di accompagnarmi fino a
Santiago e di sostenermi nei momenti di debolezza che si presenteranno.
Ti prego di mantenermi in un cammino
semplice e retto, di darmi un ritmo secondo natura, di portare la quiete nel
mio cuore.
Fai che sia davvero aperto, il mio
cuore, e che i miei occhi vedano.
Che l’Altro possa penetrarmi e che
io sappia accoglierlo senza ostacolarlo.
Che qualcosa possa veramente
cambiare in me e che le lacrime bagnino le mie guance e riscaldino il mio
cuore.
Signore, ti prego ancor di più di
accompagnare le persone che amo e che non possono fisicamente partire con me.
Sii con loro e ascolta le loro preghiere silenziose o pronunciate. Scalda i
loro cuori nei momenti di sconforto e assistile.
Domani mattina presto caricherò lo
zaino sulle spalle, prenderò il mio bastone di bambù e mi incamminerò in un
sentiero sconosciuto. Finalmente il salto nel vuoto e un po’ di rischio nella
mia vita.
Gratitudine immensa per chi mi
consente oggi di partire.
4 ottobre
Prime impressioni!
Alle 5.45 mi sveglio e sveglio C.
perché possa andare all’Aikido.
Poi mi riaddormento fino alle 7.30.
Fuori è ancora buio.
J. mi chiama cinque minuti prima
della mia partenza per augurarmi “Bonne marche!”.
Mi dice anche che oggi è il giorno
di San Francesco di Assisi e che è un buon giorno per mettersi in cammino…
Lascio la casa di Mas d’Azil solo
dopo aver colto qualche fiore nel giardino.
Faccio i miei saluti, chiudo a
chiave la porta e…
Sono partito!
Lo zaino pesa troppo, lo sento da
subito. Mi pongo seriamente la domanda se riuscirò a fare 1000 km con questo
peso. Andando lento lento, forse. Comunque sia, non ho fretta… Devo anche
abituarmi un po’ e rinforzare i muscoli dorsali.
Due cani abbaiano al mio passaggio
qualche casa più in là. Li trovo proprio subito sul mio cammino, i cani, e
sembrano piuttosto cattivi! Passo davanti a loro senza badarci troppo e si
quietano.
Poi la grotta a piedi.
Mi sembra di passarci per la prima
volta.
Vedo l’acqua limpida, giù in basso,
all’ingresso, poi entro nell’oscurità silenziosa.
Peccato che ci siano le luci
artificiali ad illuminare la strada. Sono comunque tenui.
La grotta mi appare oggi in tutta
un’altra luce. È maestosa e antica, con spazi immensi che si aprono man mano
che si avanza nel cammino. Mi fermo nel mezzo e nel silenzio recito due volte,
a voce alta, il Padre Nostro. Lo recito in francese, nella versione che mi ha
dato J.. La seconda volta ha davvero una risonanza. Poi vado verso la luce
intensa che si intravede all’uscita della grotta.
Doveva cominciare così il mio
viaggio: con un tuffo nell’oscurità e una prima rinascita. Come Jonas con la
balena. Poi, prima di sedermi sul sasso piatto dove sono ora - poco prima di La
Plagne - incontro un martin pescatore che mi passa davanti come un siluro e
vedo una zucca dalle dimensioni immense.
E ora, in cammino!
Arriva la prima sera… ed è già
arrivata anche la prima crisi.
Ho assaporato le prime difficoltà
oggi.
La strada e il sentiero non finivano
più e lo zaino è terribilmente pesante!
Ora sono seduto in un gradevole
ristorante di St. Girons, in attesa di un Couscous Royal, le cose vanno un po’ meglio ma
insomma… sarà dura!
Tanti momenti diversi in questa
lunga giornata…
Davanti a La Plagne ho raccolto
delle noci pensando a C. e subito dopo, incredibilmente, i zelantissimi gendarmes di Mas d’Azil si sono fermati con
la loro camionette
proprio di fronte a me e sono scesi per chiedermi “les papiers d’identité”…
Era lo stesso gendarme con cui quest’estate avevo parlato
a lungo per via di un furto che c’era stato nel Foyer rural del paese eppure… non mi ha
riconosciuto!
Come se solo pochi passi e un
vestiario diverso avessero fatto di me un altro uomo.
Poi, la mia voce deve avergli
risvegliato la memoria e abbiamo finito per parlare a lungo di quattro giovani
che erano stati individuati come i colpevoli. La situazione era grottesca a dir
poco e loro non riuscivano a capire che ero partito per un lungo viaggio.
Continuando…
A un certo punto l’airone è passato
sopra la mia testa ed è stato il segno che C. era con me.
Che belli i sentieri, prima
pianeggianti e poi man mano sempre più in pendenza. Le prime salite… Paesaggi
incantevoli e un sole splendente e caldo.
Tante cose da mangiare, per strada:
castagne, noci, mele, more, funghi…
Le more davvero mi hanno sorpreso.
Ero nel pieno della salita e in un momento di fatica: ecco che un ramo pieno di
more mature e giganti è piovuto dal cielo proprio nel mezzo del sentiero. Non
rimaneva che cogliere e assaporare i dolci frutti. Ho pensato che il buon dio
provvedeva ai miei bisogni e ho lasciato una parte delle more per chi, dopo di
me, sarebbe passato. Lui o lei?
Due georgiani mi hanno dato un
passaggio in auto per qualche km. L’ho accettato volentieri. Uno guidava e
restava in silenzio. L’altro parlava allegramente delle bellissime ragazze
della Georgia: “Le russe poi… sono le più belle in assoluto!”.
Dopo un po’ di strada ancora a piedi
sono giunto a Saint Lizier e mi sono diretto subito alla cattedrale. Quando sono
entrato vi regnava un gran silenzio e un’atmosfera di concentrazione. Ho
pregato a voce alta e sinceramente. Questo è un luogo sacro che amo molto. Qui,
solo in questa chiesa accogliente e semplice, mi sono sentito all’inizio di un
lungo cammino. Il Cristo grandissimo nell’abside centrale ha una carica umana
straordinaria e commovente. E i santi-amanti affrescati al suo fianco esprimono
davvero cosa sia l’unione. Un luogo unico!
La sera ancora autostop per venire
qui a mangiare. Si è fermata per darmi un passaggio una signora non più
giovanissima ma con un lato misterioso e una grande dolcezza. Abbiamo parlato
del mio viaggio e lei alla fine, sorridendo, mi ha detto: “Je crois que
votre voyage sera beni…”.
Merci, questa benedizione mi ha dato coraggio in un momento di sconforto.
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