12 ottobre
La nebbia sale velocemente e tra
poco ci avvolgerà. Mi sembra la nube della non-conoscenza. Ora sto facendo
davvero da guida a François e Geneviève e ne sono contento. A questo serve
qualche anno in meno. Loro salgono più lentamente e mi seguono.
La nebbia ora sta tutto intorno. Ne
siamo avvolti e abbracciati. A tratti non scorgo più i miei compagni ma loro
sanno che li precedo.
Penso ai quattro arcangeli, Michele,
Gabriele, Raffaele e Ariele e li invoco a voce alta. Penso anche ad altre
persone che ora non sono qui ma che sento vicine.
Salire, inerpicarmi, mi da un
piacere indescrivibile. Sentire la forza che, ad ogni passo, cresce e ritorna
nelle gambe, nei polpacci, nelle cosce è una sensazione splendida. Sono loro
che vogliono spingermi con gran potenza!
m
Da La Gourette a Gabas ci abbiamo
messo 12 ore. È stata la tappa più lunga, più bella, più impegnativa. Tappa di
acqua e liquidità: torrente, lago di Anglas, laghetti vari, pioggerellina,
nevischio, neve fitta dai 2100 m. fino ai 2470 di Orquette de Arras, pioggia
forte, pietre bagnate e scivolose nella discesa (due cadute!), nebbia e nuvole
che salgono e scendono, soste brevi e umide.
Ho provato un senso di gioia intensa
durante la marcia. A volte quasi euforia. Il piacere della vitalità che si
manifesta.
Scopro che François ha male al piede
sinistro per un incidente durante la guerra d’Algeria. Ci rimase per 18 mesi e
a quell’epoca nacque il suo primo figlio. Fu una mitragliatrice a falciargli la
gamba e per molti giorni rischiò l’amputazione.
Ho camminato davanti, aprendo il
sentiero per i miei due amici e fiero dell’importanza - grande anche se
“relativamente” modesta - che ciò potesse avere per loro. Ad ogni segno bianco
e rosso, ad ogni kerne,
le pile di pietre che indicano la via da percorrere, battevo due colpi con il
mio bastone di bambù che ha una bella risonanza. Da sotto, anche senza vedermi
sapevano così dove mi trovavo e il mio richiamo stava a significare “Fin qui
tutto bene!”.
Questa sensazione di camminare verso
l’ignoto che ti da questo cammino è davvero molto particolare, sai dove sei,
sai come ti senti ma non sai bene dove ti porteranno i tuoi passi…
Grazie per questa giornata, per
queste montagne magnifiche, per la preghiera che sorge nella nebbia e nel
silenzio, per il cuore che vive e che pulsa e per il respiro che torna ad
essere profondo!
Prima giornata di “liquidità” anche
per C. - me lo ha detto nella prima telefonata che le ho fatto: era sorpresa
che prima che lei mi dicesse alcunché, io le chiedessi “quando…?”.
Ho trovato anche i mirtilli e li ho
mangiati con gusto. Sono gli ultimi della stagione.
Con François (alle
nostre spalle il Pic du Midi d’Ossau)
13 ottobre
Ho dormito bene, ne avevo bisogno,
nell’Hotel Vignan di Gabas.
Cena abbondante la sera e colazione
copiosa come tutti i giorni…
La partenza è prevista tra poco,
alle 7.45, ci attende un dislivello di 1000 metri e un altro passo a 2000
metri. Poi passeremo a destra del Pic du Midi d’Ossau e quindi dal Col du
Somport. Seguendo la via tracciata meticolosamente da François. Stasera Spagna!
m
Pic-nic per raccogliere le forze
alle 12.45 sul Col des Moines a 2100 m.
Ecco la frontiera Francia-Spagna!
L’abbiamo vista arrivare pian piano…
È un’emozione sapere che laggiù,
oltre alle montagne, comincia un paese nuovo.
Que viva España!
Che Yeshua accompagni noi tre
pellegrini sul Camino Español!
Cielo terso, sole splendente, vista
incredibile sulle catene montuose.
Da oggi porto una conchiglia appesa
al collo. La sento ben presente, qui sul petto.
15 ottobre
Sono nella regione del Aragon nel hospital
de peregrinos di
Arres.
Finalmente un bel rifugio tranquillo
con due simpatici hospitaleros
(una coppia di volontari di Sevilla). Sono arrivato presto e ora ho il tempo di
riposarmi e di scrivere.
Dopo le bellissime e impegnative
tappe di montagna (le ultime due di 12 e di 11 ore) ho sentito il bisogno di
rallentare il ritmo almeno un poco e prendermi un po’ di riposo per il corpo e
per lo spirito. La lunga discesa dal Col de Somport ci ha portato fino a Jaca,
sito storico per tutti i pellegrini che vanno a Santiago e in questa cittadina
François, Geneviève ed io ci siamo abbracciati e separati. Dopo nove giorni di
cammino insieme era proprio giunto il momento. Chissà, forse ci rincontreremo a
Santiago. Credo che sia per me sia per loro sia ora importante ritrovarsi soli.
Distese di sassi accumulati, segno del passaggio di tanti pellegrini
prima di me.
A Jaca ho avuto il tempo di visitare
la cattedrale e di sostarvi a lungo. Al suo interno tutto è di legno,
strutture, mobili, sculture, bassorilievi. Sono molte le rappresentazioni sacre
cesellate con gran cura e raffinatezza e mi è piaciuto molto il San Miguel
Arcan. Nella chiesa vicina di Santiago c’è un altro San Miguel che sembra quasi
una donna. I draghi infilzati sono molto realistici e fanno spavento. Per la
prima notte da solo dopo qualche tempo ho trovato posto in un albergue de
peregrinos gestito
da Kostas, un greco simpatico che mi ha lasciato usare il computer per scrivere
un’email ad un’amica dal nome quasi uguale… Poi ho trovato un ristorante
tipicamente spagnolo e rumoroso, pieno di operai e donne vigorose che servivano
ai tavoli con rapidità e efficacia. Qui bisogna decidere rapidamente quello che
si vuole e ho notato la stessa cosa dal tabaccaio. Quando sono arrivato nella
città vecchia tra le due e le tre sembrava quasi abbandonata: un vero deserto!
Verso le cinque è diventata invece vivacissima. È proprio vero che la Spagna
vive la notte e l’atmosfera è così diversa dalla vicina Francia! Per strada ho
visto tante persone interessanti e, con mio gran piacere, tanti bambini.
Rallegra anche vedere persone anziane, uomini e donne, nei bar di sera. Spero
di imparare rapidamente lo spagnolo per parlare anche con loro. Ho mangiato il Churrasco: “Toro!” ha detto ridendo la
cameriera un po’ gitana.
Da Jaca a Arres ho percorso senza
fatica i 25 km che li separano portato da gambe che ormai avanzano da sole. Io
le seguo. La valle è dolcemente collinosa ma non molto interessante. Stamattina
ho visto uno stormo di grandissimi rapaci. Esistono i rapaci migratori? Hanno
un corpo grande e pesante e quando sono sul suolo si muovono a salti, arcuando
il lungo collo bianco. La loro coda è bruna (o nera) e hanno delle ali marroni
con una fascia nera nella parte posteriore. Uno alla volta ogni 15 secondi
spiccavano il volo e in aria l’estremità sfrangiata delle ali - ali forti e
grandi per trasportare un corpo pesante - si inarcano verso l’alto. Sono forse
avvoltoi?
Ho assaggiato un’uva bianca
piccolissima e dolcissima. Durante il cammino in una zona boschiva
all’improvviso sono sbucato in un luogo “sacro”. Una radura con migliaia di
pietre disposte una sull’altra a formare un numero infinito di personaggi e
presenze diverse. Il segno del passaggio di tante persone prima di me. Ognuno
ha posato la sua pietra? L’ho fatto anch’io aggiungendone una su una pila.
Ora sono nell’atmosfera casalinga di
Arres dove sono stato accolto da un incenso fumante e dal bel sorriso di
Lourdes, l’hospitalera. È importante dopo tanti km di strada e di fatica
arrivare a casa, accolto da una cena pronta e da esseri umani sensibili.
Ah sì… dimenticavo la piccola follia
di questa giornata…
Stavo camminando di prima mattina e
ringraziavo Dio per il sole che sorge ogni giorno e accompagna il nostro
cammino. Dicevo a voce alta: “Grazie per la pioggia che nutre la terra e bagna
i nostri cuori secchi…”.
Proprio in quell’istante ho visto il
mio cuore di pietra rossa per terra davanti ai miei piedi. L’ho raccolto e ho
deciso di portarlo con me. Pesa tanto, forse un chilo. Lo voglio dare a C.
quando torno a casa. Vorrei trovare però qualcosa di abrasivo per pulirlo e
levigarlo un poco ogni giorno. E giungere a Santiago con un cuore lucido e… più
leggero. È una piccola pazzia che però ha il suo senso…
Con la barba che giorno dopo giorno
cresce non mi piaccio. Forse perché è un po’ bianca? Dovrò comunque tenermela e
non è male non piacermi. Devo pur accettare di invecchiare e di morire.
Altrimenti a cosa serve questo viaggio?
Per ora mi sono accorto che sto
ancora accumulando troppo, in tanti momenti della giornata. È ancora la paura
della mancanza. Per fortuna c’è il cammino che elimina, che brucia, che
purifica, che lava il corpo nel profondo. Molto deve ancora cambiare!
Oggi ho incontrato il primo cane
libero veramente aggressivo. Credo che mi avrebbe morso, stava già per farlo,
se non avesse avvertito che ero più forte e più deciso di lui. Qualche colpo
secco di bambù sul suolo lo ha intimorito e tenuto a distanza. Ci saranno altre
situazioni simili e anche più difficili: me le aspetto!
Nessun commento:
Posta un commento