domenica 12 aprile 2015

Il mio Cammino di Santiago (3)

12 ottobre

La nebbia sale velocemente e tra poco ci avvolgerà. Mi sembra la nube della non-conoscenza. Ora sto facendo davvero da guida a François e Geneviève e ne sono contento. A questo serve qualche anno in meno. Loro salgono più lentamente e mi seguono.

La nebbia ora sta tutto intorno. Ne siamo avvolti e abbracciati. A tratti non scorgo più i miei compagni ma loro sanno che li precedo.

Penso ai quattro arcangeli, Michele, Gabriele, Raffaele e Ariele e li invoco a voce alta. Penso anche ad altre persone che ora non sono qui ma che sento vicine.
Salire, inerpicarmi, mi da un piacere indescrivibile. Sentire la forza che, ad ogni passo, cresce e ritorna nelle gambe, nei polpacci, nelle cosce è una sensazione splendida. Sono loro che vogliono spingermi con gran potenza!

ƒm

Da La Gourette a Gabas ci abbiamo messo 12 ore. È stata la tappa più lunga, più bella, più impegnativa. Tappa di acqua e liquidità: torrente, lago di Anglas, laghetti vari, pioggerellina, nevischio, neve fitta dai 2100 m. fino ai 2470 di Orquette de Arras, pioggia forte, pietre bagnate e scivolose nella discesa (due cadute!), nebbia e nuvole che salgono e scendono, soste brevi e umide.
Ho provato un senso di gioia intensa durante la marcia. A volte quasi euforia. Il piacere della vitalità che si manifesta.
Scopro che François ha male al piede sinistro per un incidente durante la guerra d’Algeria. Ci rimase per 18 mesi e a quell’epoca nacque il suo primo figlio. Fu una mitragliatrice a falciargli la gamba e per molti giorni rischiò l’amputazione.
Ho camminato davanti, aprendo il sentiero per i miei due amici e fiero dell’importanza - grande anche se “relativamente” modesta - che ciò potesse avere per loro. Ad ogni segno bianco e rosso, ad ogni kerne, le pile di pietre che indicano la via da percorrere, battevo due colpi con il mio bastone di bambù che ha una bella risonanza. Da sotto, anche senza vedermi sapevano così dove mi trovavo e il mio richiamo stava a significare “Fin qui tutto bene!”.
Questa sensazione di camminare verso l’ignoto che ti da questo cammino è davvero molto particolare, sai dove sei, sai come ti senti ma non sai bene dove ti porteranno i tuoi passi…

Grazie per questa giornata, per queste montagne magnifiche, per la preghiera che sorge nella nebbia e nel silenzio, per il cuore che vive e che pulsa e per il respiro che torna ad essere profondo!
Prima giornata di “liquidità” anche per C. - me lo ha detto nella prima telefonata che le ho fatto: era sorpresa che prima che lei mi dicesse alcunché, io le chiedessi “quando…?”.
Ho trovato anche i mirtilli e li ho mangiati con gusto. Sono gli ultimi della stagione.


                                            Con François (alle nostre spalle il Pic du Midi d’Ossau)

13 ottobre

Ho dormito bene, ne avevo bisogno, nell’Hotel Vignan di Gabas.
Cena abbondante la sera e colazione copiosa come tutti i giorni…
La partenza è prevista tra poco, alle 7.45, ci attende un dislivello di 1000 metri e un altro passo a 2000 metri. Poi passeremo a destra del Pic du Midi d’Ossau e quindi dal Col du Somport. Seguendo la via tracciata meticolosamente da François. Stasera Spagna!

ƒm

Pic-nic per raccogliere le forze alle 12.45 sul Col des Moines a 2100 m.
Ecco la frontiera Francia-Spagna! L’abbiamo vista arrivare pian piano…
È un’emozione sapere che laggiù, oltre alle montagne, comincia un paese nuovo.

Que viva España!
Che Yeshua accompagni noi tre pellegrini sul Camino Español!
Cielo terso, sole splendente, vista incredibile sulle catene montuose.

Da oggi porto una conchiglia appesa al collo. La sento ben presente, qui sul petto.



15 ottobre

Sono nella regione del Aragon nel hospital de peregrinos di Arres.
Finalmente un bel rifugio tranquillo con due simpatici hospitaleros (una coppia di volontari di Sevilla). Sono arrivato presto e ora ho il tempo di riposarmi e di scrivere.
Dopo le bellissime e impegnative tappe di montagna (le ultime due di 12 e di 11 ore) ho sentito il bisogno di rallentare il ritmo almeno un poco e prendermi un po’ di riposo per il corpo e per lo spirito. La lunga discesa dal Col de Somport ci ha portato fino a Jaca, sito storico per tutti i pellegrini che vanno a Santiago e in questa cittadina François, Geneviève ed io ci siamo abbracciati e separati. Dopo nove giorni di cammino insieme era proprio giunto il momento. Chissà, forse ci rincontreremo a Santiago. Credo che sia per me sia per loro sia ora importante ritrovarsi soli.



                                               Distese di sassi accumulati, segno del passaggio di tanti pellegrini prima di me.

A Jaca ho avuto il tempo di visitare la cattedrale e di sostarvi a lungo. Al suo interno tutto è di legno, strutture, mobili, sculture, bassorilievi. Sono molte le rappresentazioni sacre cesellate con gran cura e raffinatezza e mi è piaciuto molto il San Miguel Arcan. Nella chiesa vicina di Santiago c’è un altro San Miguel che sembra quasi una donna. I draghi infilzati sono molto realistici e fanno spavento. Per la prima notte da solo dopo qualche tempo ho trovato posto in un albergue de peregrinos gestito da Kostas, un greco simpatico che mi ha lasciato usare il computer per scrivere un’email ad un’amica dal nome quasi uguale… Poi ho trovato un ristorante tipicamente spagnolo e rumoroso, pieno di operai e donne vigorose che servivano ai tavoli con rapidità e efficacia. Qui bisogna decidere rapidamente quello che si vuole e ho notato la stessa cosa dal tabaccaio. Quando sono arrivato nella città vecchia tra le due e le tre sembrava quasi abbandonata: un vero deserto! Verso le cinque è diventata invece vivacissima. È proprio vero che la Spagna vive la notte e l’atmosfera è così diversa dalla vicina Francia! Per strada ho visto tante persone interessanti e, con mio gran piacere, tanti bambini. Rallegra anche vedere persone anziane, uomini e donne, nei bar di sera. Spero di imparare rapidamente lo spagnolo per parlare anche con loro. Ho mangiato il Churrasco: “Toro!” ha detto ridendo la cameriera un po’ gitana.
Da Jaca a Arres ho percorso senza fatica i 25 km che li separano portato da gambe che ormai avanzano da sole. Io le seguo. La valle è dolcemente collinosa ma non molto interessante. Stamattina ho visto uno stormo di grandissimi rapaci. Esistono i rapaci migratori? Hanno un corpo grande e pesante e quando sono sul suolo si muovono a salti, arcuando il lungo collo bianco. La loro coda è bruna (o nera) e hanno delle ali marroni con una fascia nera nella parte posteriore. Uno alla volta ogni 15 secondi spiccavano il volo e in aria l’estremità sfrangiata delle ali - ali forti e grandi per trasportare un corpo pesante - si inarcano verso l’alto. Sono forse avvoltoi? 
Ho assaggiato un’uva bianca piccolissima e dolcissima. Durante il cammino in una zona boschiva all’improvviso sono sbucato in un luogo “sacro”. Una radura con migliaia di pietre disposte una sull’altra a formare un numero infinito di personaggi e presenze diverse. Il segno del passaggio di tante persone prima di me. Ognuno ha posato la sua pietra? L’ho fatto anch’io aggiungendone una su una pila.
Ora sono nell’atmosfera casalinga di Arres dove sono stato accolto da un incenso fumante e dal bel sorriso di Lourdes, l’hospitalera. È importante dopo tanti km di strada e di fatica arrivare a casa, accolto da una cena pronta e da esseri umani sensibili.
Ah sì… dimenticavo la piccola follia di questa giornata…
Stavo camminando di prima mattina e ringraziavo Dio per il sole che sorge ogni giorno e accompagna il nostro cammino. Dicevo a voce alta: “Grazie per la pioggia che nutre la terra e bagna i nostri cuori secchi…”.
Proprio in quell’istante ho visto il mio cuore di pietra rossa per terra davanti ai miei piedi. L’ho raccolto e ho deciso di portarlo con me. Pesa tanto, forse un chilo. Lo voglio dare a C. quando torno a casa. Vorrei trovare però qualcosa di abrasivo per pulirlo e levigarlo un poco ogni giorno. E giungere a Santiago con un cuore lucido e… più leggero. È una piccola pazzia che però ha il suo senso…
Con la barba che giorno dopo giorno cresce non mi piaccio. Forse perché è un po’ bianca? Dovrò comunque tenermela e non è male non piacermi. Devo pur accettare di invecchiare e di morire. Altrimenti a cosa serve questo viaggio?
Per ora mi sono accorto che sto ancora accumulando troppo, in tanti momenti della giornata. È ancora la paura della mancanza. Per fortuna c’è il cammino che elimina, che brucia, che purifica, che lava il corpo nel profondo. Molto deve ancora cambiare!
Oggi ho incontrato il primo cane libero veramente aggressivo. Credo che mi avrebbe morso, stava già per farlo, se non avesse avvertito che ero più forte e più deciso di lui. Qualche colpo secco di bambù sul suolo lo ha intimorito e tenuto a distanza. Ci saranno altre situazioni simili e anche più difficili: me le aspetto!

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