… a Puente de la Reina
Qui, all’altezza del lungo ponte che
da il nome alla cittadina finiscono per congiungersi tutti i cammini che
portano a Santiago. Un vero punto di incontro – e di passaggio?
La cittadina è curiosa e si
costruisce sulla strada con tre vie “centrali” parallele senza vie trasversali
che le colleghino tra di loro. C’è un negozio, tienda ,per ogni bene necessario e nulla
più. Le tiendas
stanno dietro porte e portoni normali e spesso sono senza insegne.
Devo dire che finora gli abitanti
dei villaggi e delle città che ho incontrato sono quasi sempre molto gentili e
affabili. Per strada si vedono anziani vitali e molti bambini piccoli. Dopo le
ore della siesta la gente popola le strade e riempie i bar. Una certa
semplicità e un ritmo di vita “umano” sembrano ancora avere il diritto di
esistere da queste parti.
Ho trascorso l’intera giornata con
Stéphanie e stasera mangeremo ancora insieme. Spero che incontreremo altre
persone che allarghino il nostro mini gruppo di due persone e che evitino l’insorgere di situazioni un
po’ più delicate tra di noi e anche più difficili da gestire.
Con questa ragazza mi sento papà e
mi sembra di essere con Chama. Hanno quasi la stessa età, gli stessi bisogni,
gli stessi desideri.
Nella notte, giungo le mani pensando
a Rita Rollier, ora in cielo. Ne ho avuto notizia al telefono. In questi
momenti di silenzio notturno, quando le mani si uniscono il ki scorre forte e
non di rado mi vengono i brividi.
La mia realtà sta cambiando. Quello
che c’era prima del Cammino mi sembra lontano. L’animo è più tranquillo e la fronte riposata. Il
corpo sta lavorando bene e mi chiedo come sarà tra un mese. Impossibile dirlo
oggi, non posso nemmeno immaginarlo…
22 ottobre
Questo mare di umanità nel
dormitorio di Estella…
E i respiri e il russare…
E io che non dormo più
Perché ascolto
questa vita che si riposa
e che si muove
rumorosamente nel sonno.
E il giovane carpentiere tedesco
di ventidue anni
che si gira e si rigira nel letto a
castello
e parla di lavoro nel sonno.
È proprio accanto a me
e con i palmi delle mani che vanno
di qua e di là
mi tocca proprio come farebbe un
bebè.
Mi alzo e scendo a scrivere,
in una stanza illuminata da tante
piccole lucine
che sembrano candele.
C’è una gran pace ora,
il mondo dorme,
ogni persona a modo suo…
È bello esser desti con una penna in
mano e il cervello fresco.
Che importanza se sono le tre?
Preferisco la veglia.
m
Nella stanza e nella stessa notte
faccio qualche movimento della Pratica respiratoria dell’Aikido.
Che immenso piacere sentire la
spinta delle gambe e delle anche durante il movimento avanti-indietro del
Funakogi undo. Raramente negli ultimi anni ho avuto una sensazione di forza e
centratura così netta. Sento con gioia di aver ritrovato qualcosa che temevo di
aver perduto per sempre.
Tuttavia, so anche che la fragilità
della schiena è dietro l’angolo e che devo fare sempre attenzione a non
bloccarmi.
m
Estella la bella.
La cattedrale è magnifica.
Per giungervi si deve salire su
un’infinita scalinata che ti porta su, sempre più su.
I bambini contano i gradini a voce
alta.
Una volta entrati si ha la strana
sensazione di essere in altura, su un piano rialzato. Forse perché i livelli
dei pavimenti sono diversi.
C’è tutta la Spagna lì dentro,
cattolica e pittoresca.
Ombre e luci, donne che cantano e
ascoltano la messa, pochissimi uomini – quasi non ne ricordo – poi bambini e
tanto movimento di persone.
L’atmosfera è popolare e si è
circondati da molte rappresentazioni di santi e vergini di legno, bene in vista
nell’abside tonda dietro all’altare.
Gli oggetti disparati danno vita a
un insieme ibrido, come ha notato Stéphanie.
Lei è stata lì all’inizio della
messa, io alla fine e così non ci siamo incrociati.
Le vie di Estella, come sempre qui
in Spagna, si popolano verso la fine del pomeriggio e sono molto gaie.
Finalmente c’è una vera piazza dove tanti bambini giocano e gridano come una
volta. Chiamo C. da una cabina della piazza e tutto intorno la vita è festosa.
Anche le parole che ci scambiamo sono semplici e gioiose perché abbiamo tanta
voglia di sentirci. Lei ha fatto un sogno erotico in cui c’ero io. I bar sono
pieni di gente e di uomini. Nelle pastelerie, pasticcerie amate da tutti noi
pellegrini, ci stanno soprattutto donne e piccoli. Cammino a zonzo per po’,
guardandomi attorno rilassato.
m
È mattina e vado deciso verso
l’ufficio postale. Ho deciso di spedire a casa i tre chili e mezzo in eccesso
nel mio zaino che sono stanco di portarmi dietro. Che liberazione – meglio
tardi che mai ! – e che sollievo per le mie spalle e le ginocchia. Finalmente
comincio a liberarmi un po’ del troppo… Tengo però il cuore di pietra che continuo,
ogni volta che posso, a levigare, pulire, purificare.
m
Nel pomeriggio giungo a Los Arcos,
una cittadina di poco interesse con una grande chiesa in cui l’eccesso barocco
e la ridondanza di ori e magnificenze sono pienamente rappresentati. La chiesa non
mi piace e mi soffermo solo per una rapida visita.
Ora siedo su una panchina in mezzo a
una piazza popolata da bambini e mamme. Le voci e la loro animazione mi
svegliano un po’. È un pomeriggio segnato dalla stanchezza e anche le
prospettive non sono delle migliori. L’albergue dove mi sono fermato non mi
piace e vi si respira un’aria ospedaliera. Alzo gli occhi e vedo che sul
campanile proprio di fronte c’è un grande nido di cicogna. Non è cosa insolita
qui in Navarra, infatti una cicogna l’ho intravista anche a Puente de la Reina.
I loro nidi hanno dimensioni impressionanti e sono abilmente costruiti.
Oggi il cammino è stato bello e
sotto un sole caldo. Ho attraversato un paesaggio finalmente silenzioso e
lontano dai lavori stradali. A tratti il sentiero si snocciolava a perdita di
vista davanti a noi, incredibilmente dritto. Questo mi ha permesso di camminare
ad occhi chiusi o semichiusi per lunghi momenti. Lo zaino con tre chili e mezzo
in meno è molto più leggero e alla mia portata. I polpacci fanno un po’ male,
soprattutto nella notte.
Il cammino e la
natura infinita invitano al silenzio.
m
E se mi limitassi a chiedere
e ad ascoltare?
A rispondere quando mi viene chiesto
e nulla più…
Invece di parlare di me,
di dire
“Io questo, io quello
Anch’io ho visto, anch’io ho fatto…”
Taci, taci, taci.
È adesso l’occasione di farlo.
m
Stéphanie ha un tendine dolorante e
rallento il mio ritmo per camminare con lei e raccontarle storie che possono
avere un rapporto con il suo viaggio e arricchirne il senso.
Nessun commento:
Posta un commento