giovedì 22 aprile 2021

Il mio pass si chiama Ki-ai




Il mio pass si chiama Ki ai.

Metto tutto il ki nel ventre e lo comprimo.
Lascio che la pressione accumulata proietti il mio ki lontano con il suono E-iii.

Lanciare il ki in avanti e visualizzare la direzione in cui si muove, seguire dove ci porta, arrivare, ripartire, scorrere insieme a lui: questo dovrebbe essere il nostro solo lasciapassare, l’unico che funzioni davvero, l’unico che personalmente accetto.

In una società in cui il controllo è divenuto asfissiante siamo finalmente giunti al previsto green pass e tra breve - non stupiamoci! - avremo le black list esattamente come in Cina.
Detesto questi codici digitali di merda in cui ci vogliono rinchiudere.

Il mio mantra QR diventerà “Quality Resistant”.

Così come ho agito contro i divieti che impedivano lo spostamento dei miei fratelli africani, gli extra-com, dal loro paese al nostro e le assurde regolamentazioni che impediscono la libera circolazione di persone su questa terra di tutti, così mi batterò sempre contro ogni TSO e la loro relativa certificazione che dovrebbe stabilire se siamo liberi di vivere la nostra vita nel modo che ci scegliamo.

I miei strumenti di lotta sono pacifici ma risoluti. Non sono improvvisati, li ho costruiti nel tempo, sono nati e si sono formati dentro di me. Sono strumenti che mi consentono di fare affidamento all’uomo intero che si trova nel mio hara e al suo legame indissolubile con le forze della vita originale: forze nutrici, rigeneratrici, liberatrici e trasformatrici.

Sapete, sono quarant’anni che non faccio uso di farmaci: non comincerò certo ora perché qualcuno ritiene di potermelo imporre.

Non ne ha bisogno il mio organismo che è andato avanti benissimo senza di essi per tutto questo tempo: in esso ripongo la mia piena fiducia.

Non ne ha bisogno il mio equilibrio, quello che mi sono costruito in una vita - perché mai dovrebbe essere migliore o peggiore del tuo? - : io rispetto questo equilibrio, ti chiedo di fare lo stesso. Anch’io rispetterò il tuo.

Non ne ha bisogno il mio paesaggio interiore, quello nel quale perfino io cerco di accedere con delicatezza e senza il desiderio né la presunzione di sapere tutto, controllare tutto, razionalizzare tutto.

Voglio poter continuare a sentire spontaneamente la Vita che sta dentro di me.
Una Vita molto più grande del mio piccolo io. Una Vita assai più potente.

Per entrarvi - nel mondo del dentro dove scorre la Vita - non mi servirà mai un pass. I sentieri che lo attraversano sono molteplici, molti li ho già “camminati” e tanti altri rimangono ancora da esplorare nel tempo che mi resta.

Per questo se anche potrete impedirmi di spostarmi “fuori”, ammesso che ci riusciate, non riuscirete mai a imporre dogane, barriere e confini nel mio mondo di “dentro”. Quella libertà incondizionata, che solo io posso ostacolare, se la ride delle vostre prigioni.

Intuisco però che è meglio rimaner svegli e tener viva l’attenzione.
Non acconsentirò quindi che mettiate mano al mio corpo, nemmeno “per il mio bene”. 


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