In ogni caso, la cosa non mi riguarda perché mio compito è solo quello di consentirle di continuarlo nelle condizioni favorevoli che ha trovato fin dall’inizio.
Se dovessi parlare di questo dipinto, altra cosa da cui solitamente mi astengo, direi piuttosto che esso corrisponde certamente a un bisogno profondo di A. di esprimerlo.
Infatti, la soddisfazione che proviene da questa ripetuta espressione, continua e si alimenta ancora da anni e con rinnovato slancio. Nella quiete, ogni settimana per un’ora e mezza, A. ritrova quest’avventura senza fine in cui può lasciarsi trasportare dal piacere dell’Espressione.
Tutti i partecipanti del Closlieu dipingono ben sapendo di non avere alcun ricevente rispetto a ciò che producono: questo li libera da ogni ansia di risultato e consente loro di svincolare la propria mano dal controllo e dai filtri della mente. La traccia che può tornare a liberarsi dipingendo in un Closlieu è il prodotto di un gesto non dettato dalla ragione. L’atto irragionevole - così salutare, così liberatorio, così necessario per il nostro equilibrio - andrebbe oggi riconosciuto e valorizzato.
In un luogo protetto qual è il Closlieu esso trova tutta la sua ragion d’essere ed è il vero motore nascosto nonché la fonte di un profondo benessere.
A., presa dal suo gioco, è entrata da tempo nella manifestazione di quelle che Arno Stern definisce “figure essenziali”. Esse fanno parte dell'evoluzione della Formulazione e ne sono la tappa conclusiva.
Ogni persona le esprime secondo la propria individualità ma esse s’iscrivono a un codice universale, la Formulazione appunto, che è stato osservato, studiato e repertoriato da Stern nell’arco di decenni.
Le figure essenziali, per le persone adulte - bambini ormai grandi - hanno un’analogia con le “figure primarie” espresse da bambini più piccoli. Costituiscono il ritorno (quanto gratificante!) all’Espressione di una traccia naturale che si impone alla mano soddisfacendo un bisogno inconscio e insopprimibile. Prima della mente pensante, il corpo sa bene come ritrovare un equilibrio attraverso il movimento dell’espressione spontanea e non mediata razionalmente.
Basta lasciarlo libero di agire a modo suo e nei suoi tempi.
Le figure essenziali non sono forme astratte ma il loro esatto contrario. Sono la concreta manifestazione grafica di una memoria organica che Arno Stern aveva evidenziato ben prima che le neuro scienze dimostrassero l’esistenza di una memoria cellulare. Termini come dipinto o forma “astratta” appartengono piuttosto ai canoni, agli stili e al linguaggio dell’Arte con cui l’Espressione e la Formulazione hanno poco in comune.
A. non dipinge da sola, in uno studio appartato, ma in un Closlieu che accoglie al contempo lei e altri bambini di tutte le età. Il suo dipinto dai molteplici fogli non si sarebbe mai prodotto in un altro contesto, questo è bene sottolinearlo. L’Espressione necessita di condizioni particolari per potersi manifestare. Anche perché è estremamente facile, soprattutto in giovane età, inibirla e ostacolarla.
Ogni adulto ha la possibilità di riannodare i legami con la propria infanzia, sentendola presente e viva in ogni istante. Il Gioco del dipingere più di ogni altra pratica consente di ristabilire questo necessario ponte tra ciò che eravamo e ciò che siamo. Una volta ricostituito e rinforzato il filo che congiunge le parti, il tempo magicamente si dissolve e, in un terreno nuovo e aperto, può risorgere la sensazione viva del presente e il piacere dell’istante vissuto con pienezza.
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