venerdì 26 marzo 2021

Dojo, luogo del dentro

 




Cari iscritti per quest’anno al dojo...

A KE LEI NAA ... GRAZIE!!!


Ricordate che questa parola, A ke lei naa, significa proprio questo?

Grazie, Arigatoo gozaimasu, merci, thanks, gracias amigos...

L’avevo scelta proprio perché volevamo dare ad un dojo neonato un nome che esprimesse la gratitudine, un nome musicale, un nome che avesse una nota femminile.
Dare vita ad un dojo è come cullare un neonato, impossibile farlo senza provare questo sentimento che ci unisce, ci permette di ascoltarci, scioglie le separazioni tra il dentro e il fuori.

Il dojo è il luogo del dentro che ti fa scoprire i giardini del fuori, il sangue infinito rosso che illumina d’immenso la cascata, i muschi, le pietre, i tronchi, le erbe, le foglie... La calma del luogo al riparo che ci insegna a scorrere con la vita spontanea della natura, anche in epoca d’intemperie.

In attesa che questo dojo si realizzi nella pancia di ciascuno, indistruttibile e incorruttibile, ci siamo costruiti quattro muri per accogliere i tatami e una calligrafia. Frequentando questo spazio senza tempo stiamo coltivando il nostro terreno interiore. Lo ariamo, innaffiamo, accarezziamo per lasciar nascere la pianta che siamo.

Non so se sia un segno di rispetto per il passato, una perla del presente o un passo allegro verso il futuro, comunque sia avete scelto di dare linfa a questo piccolo dojo milanese, in fondo ancora giovane. Avete scelto che anche nei mesi a venire, grazie alla vostra generosità, si potrà star seduti dentro al caldo e, aprendo gli occhi tra un movimento e l’altro, lanciare uno sguardo fiducioso ai tanti cieli del fuori.

In trentasei vi siete aggiunti agli undici che eravamo!
Che forza, che vita, che umanità se ci muoviamo tutti insieme...
Se sentirete lo slancio di rituffarvi nelle atmosfere della pratica, non esitate e seguite l’istinto. Il dojo sarà aperto.

Giovanni

Milano, Akeleinaa dojo, 26 dicembre 2020

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