Allora ecco qualche considerazione sparsa su “Sotto al vulcano”, di certo non le più importanti ma quelle che mi vengono ora, a getto...
Messico e le sue atmosfere lente, i suoi vulcani immobili ma eternamente vivi, implacabili testimoni di vita e di morte. Messico e paesaggi onirici, alcolizzati, dolci, selvatici. Dove l’umanità uccide ridendo e ama morendo. Messico e la sua cultura “altra” che stona, stride, si scontra con l’inglesità dei personaggi del libro, così turisti in fondo, così ammaliati da un’irragionevolezza calda che li travolge e così ammalati di un cerebralismo europeo che non consente loro di viverla altro che come decadenza, perdita di sé e annullamento tragico.
L’Amore più intenso, che non sarebbe nemmeno impossibile - anzi il contrario - sfocia nell’incomunicabilità più agghiacciante e spaventosa. Quasi nemmeno una parola ormai tra il Console e Yvonne che, amanti appassionati prima, potrebbero esserlo anche ora però non sanno più dirsi ciò che nel cuore è ancora dolce e caldo. Sconfitti, frustrati, annientati dalla storia e dal passato. Terrificante la loro incapacità di agire nel senso desiderato, di agire “tout court”, di colmare il divario tra paesaggio interiore e realtà concreta.
Il Console va verso la sua rovina totale con autocompiacimento misto a terrore, disgusto misto a passione, edonismo simpatico misto ad apatia insopportabile. Tutta la contraddizione dell’essere umano è descritta così bene. La storia della sua inesorabile caduta non si dipana in modo lineare. Siamo nei meandri di un alcolismo in cui tutto si aggroviglia e la realtà - quale realtà? - non è più una sola bensì un groviglio di sensazioni contorte e lucide, buie e luminose, vere e immaginarie, infantili e vecchie. Paure e illusioni, salvezze possibili e ineluttabile disperazione, sono un tutt’uno in questi universi interiori bagnati, creati e imposti dall’alcol. Birra, ron, gin, whisky, tequila sono tante porte progressive. Il nume nero, il Mescal, la porta valicata la quale non c’è più ritorno, attende irresistibile e silenzioso che crolli ogni futile tentativo di umana resistenza. Poi rimangono solo le voragini di un vulcano impietoso che tutto inghiotte e il baratro nero in cui precipitare vorticosamente. Lasciate ogni speranza o voi che entrate...
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