domenica 19 gennaio 2014

Aquile

 
Un sogno
Un sogno simbolo
Di quelli che ogni tanto affiorano
Ti fanno visita
Non in momenti qualsiasi
Cammino
Un castello forse
Costruzioni in muratura
Penombra ma non buio
Forse una gabbia o una grande voliera?
Libero un maschio di un grande rapace
Dalle dimensioni direi un’aquila
Penne brune, marroni, grandi ali
Le sento sbattere queste ali
La loro presenza è molto forte
E anche gli artigli fortissimi che si avvinghiano alla mia schiena
Nella parte bassa della schiena
L’uccello mi si aggrappa dietro
Si stringe a me
Non lo posso vedere
E’ stanco, forse ferito
Ma la sua presa è ferma
Non posso liberarmene
Non lo desidero nemmeno
Temo solo che gli artigli mi penetrino nella carne
Allora cammino per i campi
Campi di erba alta
Verde lucente
Alberi e vigne
Terre ondulate
Paesaggi aperti
Sole ridente nel cielo terso e azzurro
Cammino cammino e lei arriva
Lei la femmina del maschio
Lei la madre del figlio che lui le ha già dato
Ma che deve ancora nascere
C’è un uovo da qualche parte
Che deve schiudersi
Arriva Lei
Potente e bianca
Bianchissima
Si avvinghia alla schiena
Incollata a me e al maschio
Sento anche il suo becco acuminato
Vedo il suo occhio acuto
C’è calore femminile, materno
E una forza che non posso combattere
Una decisione selvaggia
Una risolutezza terribile
Prova gratitudine per me
Ho liberato il padre di suo figlio
Forse gli permetto di sopravvivere
Di ristabilirsi
Me l’esprime
Mi parla senza parole nel silenzio
Vedo il suo volto
interiormente
Il suo sguardo
Sento la sua presenza
In un atmosfera intima, uterina, liquida
Ma la natura intorno non è silenziosa
E’ viva
Come vivissima è l’aquila femmina
Sento quattro ali che sbattono dietro di me
Sono altro da me
Dal mio corpo
Ma ne sono allo stesso tempo strettamente unite
Sento il becco e gli artigli come punte nella mia carne
Metto la mano tra il becco e la mia schiena
La tengo lì per proteggermi
E’ perforata dalle punte ma non fa male
Poi mentre cammino in uno strano passaggio
Tra le viti direi
Ma ampio e verdissimo
Coperto ai lati e sopra da piante
Per nulla opprimente
Luminoso e un po’ magico
Un albero in fondo a destra
Per terra strane semenze lunghe e marroni
Cado
Il peso dietro mi trascina giù
All’indietro sulla schiena
Potrei anche non riuscire a rialzarmi lo sento
Allora le aquile mi uccideranno lo so
Desidero rimettermi in piedi
Ma che fatica
Non ho molte forze
A stento ce la faccio
Mi tiro su sui piedi
Sollevando tutto il grande carico di aquile
E ricomincio a camminare
Incontro delle persone
Un po’ distanti
Penso che dovrebbe far loro strano
Vedere uno che cammina con delle aquile
Appese alla schiena
Invece sembrano indifferenti
Poi faccio qualcosa
Non so più cosa
E gli uccelli spariscono
E mi sveglio
Milano, al risveglio, 12 novembre 2005

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